A Lusail il mio pronostico si è avverato quasi al centesimo: Verstappen davanti alle McLaren, Ferrari in modalità “danno limitato”, Leclerc in top 8 e Hamilton fuori dai punti.
Ma mentre il titolo si decide all’ultima gara, la domanda che mi porto a casa dal Qatar è un’altra: quanto è lontano Lewis Hamilton dal pensare davvero al ritiro?
Opinione di Barrie Jarrett
Verstappen vs McLaren: il copione che avevo immaginato
Nel mio pronostico pre-gara per il GP del Qatar 2025 avevo scritto una cosa molto semplice: Verstappen resta l’uomo da battere sulla distanza, McLaren è la macchina perfetta per i curvoni di Lusail e Ferrari deve pensare più a limitare i danni che a sognare il podio.
La gara ha seguito esattamente quella linea:
- Verstappen vince con una gestione perfetta di strategia e gomme
- Piastri chiude P2, ancora lì a disturbare il Mondiale Norris
- Norris P4, non il massimo ma abbastanza per restare in testa al campionato
Il risultato finale lo dice in modo chiaro: Verstappen P1, Piastri P2, Norris P4. Esattamente il tipo di scenario che avevo immaginato quando parlavo di “Verstappen contro le McLaren, Ferrari nel traffico”.
Il dato più pesante però è un altro: con questa vittoria, Max si porta a soli 12 punti da Norris a una gara dalla fine. Il titolo è ufficialmente aperto, Abu Dhabi diventa una finale vera.
Ferrari in modalità “danno limitato”: qui non mi sono sorpreso
Nel pezzo di pronostico avevo scritto senza giri di parole: per Ferrari questo doveva essere un weekend di sopravvivenza. Leclerc tra P7 e P9, Hamilton tra P11 e P13. Niente illusioni di podio, solo punti solidi e dati utili per capire il degrado gomme.
Il risultato? Praticamente fotocopia di quello che avevo messo nero su bianco:
- Charles Leclerc P8 – esattamente dentro la finestra P7–P9 che avevo indicato
- Lewis Hamilton P12 – pieno centro della forchetta P11–P13 che avevo previsto
Tradotto: Ferrari ha fatto quello che mi aspettavo. Nessun crollo, nessun miracolo. Leclerc porta a casa punti importanti, Hamilton resta bloccato nel traffico, lontano dai riflettori e dalle telecamere che in passato erano quasi di default su di lui.
Per i tifosi Ferrari, Qatar era proprio questo: una gara da accettare, non da incorniciare. Una tappa in cui l’obiettivo era uscire vivi e preparare meglio il finale di stagione e, soprattutto, il 2026.
Il Mondiale è vivo, ma Hamilton sembra lontano anni luce dal suo livello
Qui però arriviamo al punto che mi brucia di più.
Mentre Norris, Verstappen e Piastri si giocano un Mondiale che arriva ad Abu Dhabi con tutti gli ingredienti giusti – margine ridotto, tre piloti ancora in corsa, lettura strategica decisiva – Lewis Hamilton esce dal Qatar con un P12 che fa rumore più del solito.
Perché? Perché non è un episodio isolato:
- viene da una serie di qualifiche da incubo, con Q1 da dimenticare
- Leclerc con la stessa SF-25 entra regolarmente in Q3
- quando la macchina è “guidabile”, spesso è Charles quello che la porta al limite
Il quadro è quello di un sette volte campione che con questa Ferrari non riesce a trovare un filo logico fra le sue sensazioni e quello che dice il cronometro. E il Qatar, con una pista molto “pulita” dal punto di vista meteo e strategico, non offre scuse.
Ritiro? La domanda non è più un tabù
La tua casella “Pronostico Hamilton P11–P13” si è rivelata giusta, ma non è una cosa che mi fa sorridere. Anzi. Se inizi a considerare P12 un risultato “normale” per Lewis Hamilton, vuol dire che qualcosa, da qualche parte, si è rotto.
È qui che entra in gioco la parola che a nessuno piace usare: ritiro.
Non sto dicendo che Hamilton debba annunciarlo domani, né che il Qatar sia “la gara che chiude la carriera”. Ma è chiaro che, da fuori, il dibattito è questo:
- un campione di questo livello ha voglia di passare un altro anno così?
- Ferrari ha il coraggio di guardare la realtà in faccia e costruire una macchina che parli il suo linguaggio?
- quanto peserà Abu Dhabi, emotivamente, sulla decisione di Lewis?
Il contratto 2026 esiste, il progetto Ferrrari–Hamilton era nato come storia di rilancio, non come passerella finale. Ma se questo copione si ripete anche all’ultima gara, allora il tema ritiro smette di essere solo un titolo provocatorio e diventa una domanda seria.
Il mio bilancio dal Qatar: pronostico ok, ma sensazioni pesanti
Se guardo ai numeri, potrei anche dire: “ci ho preso”.
- Verstappen contro le McLaren per la vittoria? Confermato.
- Ferrari in modalità danno limitato? Confermato.
- Leclerc in top 8, Hamilton P12? Confermato anche questo.
Ma se guardo alle sensazioni, il quadro è meno comodo:
- il Mondiale è bellissimo là davanti, con Norris e Verstappen separati da 12 punti e Piastri ancora in corsa
- Ferrari è bloccata in terra di nessuno: né disastro, né svolta
- Hamilton è il grande assente di questa lotta, e non solo per colpa della macchina
Qatar, per me, diventa così il simbolo di due storie che corrono in parallelo:
- una Formula 1 che arriva ad Abu Dhabi con un finale da thriller
- un sette volte campione che deve decidere che ruolo vuole avere in questo film nel 2026
Il pronostico, questa volta, l’ho indovinato. Quello che non so ancora prevedere è se Abu Dhabi sarà solo l’ultimo capitolo di una stagione storta o il punto in cui Lewis Hamilton inizierà davvero a pensare se vale la pena continuare così.
Una cosa però la so: un finale di carriera da P12 fisso, per uno come lui, non può essere accettato. Né da Lewis, né da Ferrari, né da chi ama davvero questo sport.
Ma mentre il titolo si decide all’ultima gara, la domanda che mi porto a casa dal Qatar è un’altra: quanto è lontano Lewis Hamilton dal pensare davvero al ritiro?
Opinione di Barrie Jarrett
Verstappen vs McLaren: il copione che avevo immaginato
Nel mio pronostico pre-gara per il GP del Qatar 2025 avevo scritto una cosa molto semplice: Verstappen resta l’uomo da battere sulla distanza, McLaren è la macchina perfetta per i curvoni di Lusail e Ferrari deve pensare più a limitare i danni che a sognare il podio.
La gara ha seguito esattamente quella linea:
- Verstappen vince con una gestione perfetta di strategia e gomme
- Piastri chiude P2, ancora lì a disturbare il Mondiale Norris
- Norris P4, non il massimo ma abbastanza per restare in testa al campionato
Il risultato finale lo dice in modo chiaro: Verstappen P1, Piastri P2, Norris P4. Esattamente il tipo di scenario che avevo immaginato quando parlavo di “Verstappen contro le McLaren, Ferrari nel traffico”.
Il dato più pesante però è un altro: con questa vittoria, Max si porta a soli 12 punti da Norris a una gara dalla fine. Il titolo è ufficialmente aperto, Abu Dhabi diventa una finale vera.
Ferrari in modalità “danno limitato”: qui non mi sono sorpreso
Nel pezzo di pronostico avevo scritto senza giri di parole: per Ferrari questo doveva essere un weekend di sopravvivenza. Leclerc tra P7 e P9, Hamilton tra P11 e P13. Niente illusioni di podio, solo punti solidi e dati utili per capire il degrado gomme.
Il risultato? Praticamente fotocopia di quello che avevo messo nero su bianco:
- Charles Leclerc P8 – esattamente dentro la finestra P7–P9 che avevo indicato
- Lewis Hamilton P12 – pieno centro della forchetta P11–P13 che avevo previsto
Tradotto: Ferrari ha fatto quello che mi aspettavo. Nessun crollo, nessun miracolo. Leclerc porta a casa punti importanti, Hamilton resta bloccato nel traffico, lontano dai riflettori e dalle telecamere che in passato erano quasi di default su di lui.
Per i tifosi Ferrari, Qatar era proprio questo: una gara da accettare, non da incorniciare. Una tappa in cui l’obiettivo era uscire vivi e preparare meglio il finale di stagione e, soprattutto, il 2026.
Il Mondiale è vivo, ma Hamilton sembra lontano anni luce dal suo livello
Qui però arriviamo al punto che mi brucia di più.
Mentre Norris, Verstappen e Piastri si giocano un Mondiale che arriva ad Abu Dhabi con tutti gli ingredienti giusti – margine ridotto, tre piloti ancora in corsa, lettura strategica decisiva – Lewis Hamilton esce dal Qatar con un P12 che fa rumore più del solito.
Perché? Perché non è un episodio isolato:
- viene da una serie di qualifiche da incubo, con Q1 da dimenticare
- Leclerc con la stessa SF-25 entra regolarmente in Q3
- quando la macchina è “guidabile”, spesso è Charles quello che la porta al limite
Il quadro è quello di un sette volte campione che con questa Ferrari non riesce a trovare un filo logico fra le sue sensazioni e quello che dice il cronometro. E il Qatar, con una pista molto “pulita” dal punto di vista meteo e strategico, non offre scuse.
Ritiro? La domanda non è più un tabù
La tua casella “Pronostico Hamilton P11–P13” si è rivelata giusta, ma non è una cosa che mi fa sorridere. Anzi. Se inizi a considerare P12 un risultato “normale” per Lewis Hamilton, vuol dire che qualcosa, da qualche parte, si è rotto.
È qui che entra in gioco la parola che a nessuno piace usare: ritiro.
Non sto dicendo che Hamilton debba annunciarlo domani, né che il Qatar sia “la gara che chiude la carriera”. Ma è chiaro che, da fuori, il dibattito è questo:
- un campione di questo livello ha voglia di passare un altro anno così?
- Ferrari ha il coraggio di guardare la realtà in faccia e costruire una macchina che parli il suo linguaggio?
- quanto peserà Abu Dhabi, emotivamente, sulla decisione di Lewis?
Il contratto 2026 esiste, il progetto Ferrrari–Hamilton era nato come storia di rilancio, non come passerella finale. Ma se questo copione si ripete anche all’ultima gara, allora il tema ritiro smette di essere solo un titolo provocatorio e diventa una domanda seria.
Il mio bilancio dal Qatar: pronostico ok, ma sensazioni pesanti
Se guardo ai numeri, potrei anche dire: “ci ho preso”.
- Verstappen contro le McLaren per la vittoria? Confermato.
- Ferrari in modalità danno limitato? Confermato.
- Leclerc in top 8, Hamilton P12? Confermato anche questo.
Ma se guardo alle sensazioni, il quadro è meno comodo:
- il Mondiale è bellissimo là davanti, con Norris e Verstappen separati da 12 punti e Piastri ancora in corsa
- Ferrari è bloccata in terra di nessuno: né disastro, né svolta
- Hamilton è il grande assente di questa lotta, e non solo per colpa della macchina
Qatar, per me, diventa così il simbolo di due storie che corrono in parallelo:
- una Formula 1 che arriva ad Abu Dhabi con un finale da thriller
- un sette volte campione che deve decidere che ruolo vuole avere in questo film nel 2026
Il pronostico, questa volta, l’ho indovinato. Quello che non so ancora prevedere è se Abu Dhabi sarà solo l’ultimo capitolo di una stagione storta o il punto in cui Lewis Hamilton inizierà davvero a pensare se vale la pena continuare così.
Una cosa però la so: un finale di carriera da P12 fisso, per uno come lui, non può essere accettato. Né da Lewis, né da Ferrari, né da chi ama davvero questo sport.







